Accordo di Israele, paesi arabi ed europei; Cina e Russia non pongono il veto. Ruolo Onu nella Striscia limitato agli aiuti per due anni

Il consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato la risoluzione 2803 che dà mandato agli Stati Uniti di governare la Striscia di Gaza fino a Dicembre 2027, salvo estensione. Un mandato basato su un elemento chiaro, il ruolo amministrativo delle agenzie Onu è di fatto quasi annullato, come voluto da Israele, e sostituito da un organo governativo e una forza militare, internazionali, sotto la direzione Usa, in accordo con Israele.

L’UNRWA (l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi) dal 1947 pilastro organizzativo della Striscia, e i Caschi Blu ONU escono per ora di scena e vengono sostituiti da un organo governativo internazionale, presieduto dal Presidente degli Stati Uniti: il Board of Peace (BoP), Consiglio per la Pace, che avrebbe l’autorità finale sulla governance, la ricostruzione e la sicurezza a Gaza. Questo Consiglio supervisionerà la creazione di un’amministrazione palestinese apolitica, che dovrebbe subentrare al Consiglio per la Pace tra due anni.

Se prima gli obiettivi di intervento di UNRWA erano chiari, il Consiglio per la Pace proposto per Gaza manca di trasparenza. La risoluzione fornisce pochissime informazioni su come i suoi membri verrebbero scelti o su quale sarebbe il suo quadro di governance. È invece chiaro che il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump presiederà questo organo e, il famigerato ex premier britannico Tony Blair, sarà figura di riferimento.

La risoluzione inoltre marginalizza, a dir poco, i palestinesi dal punto di vista politico. Non prevede per loro alcun ruolo nella formazione o nella partecipazione al Consiglio, ponendo invece condizioni vaghe per un potenziale ritorno al governo di Gaza. Senza una partecipazione palestinese significativa, Stati Uniti e Israele possono trasformare il Consiglio in uno strumento per amministrare l’occupazione israeliana. Israele occupa ora il 58% della Striscia, il confine delineato dalla linea gialla .

Il punto della sicurezza è il secondo pilastro di questo piano, che prevede la creazione della Forza Internazionale di Stabilizzazione (ISF) che agirà in sostituzione dei caschi blu ONU, tradizionale corpo militare di interposizione per la pace, rifiutati da Israele.

Il nuovo contingente militare è stato creato ai sensi del Capitolo VII dello Statuto delle Nazioni Unite. L’esercito ISF gode di “poteri esecutivi” per il “ripristino della pace“, non solo per il tradizionale “mantenimento della pace” ovvero peacekeeping, che implica avere un ruolo imparziale e l’approvazione preventiva di intervento. ISF ha quindi l’autorità di disarmare le fazioni della resistenza palestinese, in linea con le richieste israeliane, e può essere istituita unilateralmente, senza interpellare i palestinesi. Gli Stati Uniti intendono dispiegare l’ISF a Gaza già da gennaio 2026, con la partecipazione di truppe provenienti da diversi paesi arabi e musulmani, che la finanzieranno, ma non sono forniti altri dettagli.

La priorità di questa neonata forza militare è formare una polizia palestinese e disarmare Hamas, uno degli aspetti più delicati nella prossima fase del piano Usa. Secondo la risoluzione, man mano che l’ISF stabilirà sicurezza, e quando Hamas sarà disarmata l’esercito israeliano si ritirerà dalla Striscia di Gaza, “in base a standard, tappe e tempistiche legate alla smilitarizzazione”, il calendario sarà concordato tra l’esercito israeliano, gli Stati Uniti e gli altri garanti dell’accordo di Gaza, coloro cioè che avranno finanziato la forza militare ISF. Questa forza sul campo dovrebbe anche fungere da deterrente per Israele a riprendere i bombardamenti.

Anche in questo passaggio chiave sul ritiro peserà il parere degli israeliani ma non quello dei palestinesi. Di fatto, con la linea gialla, gli abitanti della Striscia perdono per almeno due anni, l’unico varco aperto verso l’esterno: il valico di Rafah, al confine con l’Egitto. Ora la Striscia è completamente isolata da Israele e i suoi abitati sono ammassati nella metà di territorio che resta, quello sulla costa a est della linea gialla, ma anche qui l’illegale blocco navale imposto da Israele chiude l’accesso.

AFP NewsAgency on X

Dopo due anni di genocidio e la distruzione totale e ingiustificata della Striscia di Gaza, oggi ridotta a un cumulo di macerie “per fermare Hamas” (ancora dopo due anni) Trump concede nell’immediato ai palestinesi solo la fine dei bombardamenti. Nessun risarcimento per morti e distruzione (che continuano), né alcun riferimento al diritto internazionale violato e ai crimini di guerra. La risoluzione approvata dall’ONU, “non è conforme al diritto internazionale” — denuncia Francesca Albanese, UN Special Rapporteur per la Palestina— che richiede che “Israele lasci la Striscia, la Cisgiordania e Gerusalemme Est ai palestinesi, smantelli gli insediamenti, ritiri le sue truppe e cessi di sfruttare le risorse naturali ed economiche dei palestinesi.” Oltre al nodo del “risarcimento da pagare per la violenza subita dai palestinesi,” completamente assente dal piano di Trump.

La risoluzione riconosce “l’aspirazione dei Palestinesi ad avere un proprio Stato”. Come di consueto non riconosce lo Stato, ma solo l’aspirazione, e questo è bastato a mandare su tutte le furie il premier israeliano, per il quale la Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto per crimini di guerra, Benjamin Netanyahu. Gli è intollerabile che si ammetta l’aspirazione dei palestinesi a liberare la propria terra dalla colonizzazione e vivere in pace, anche questo fa parte dell’opera di disumanizzazione realizzata dal Sionismo.

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